Nelle ultime consulenze ho notato la crescente tendenza ad usare un solo gruppo di annunci nelle campagne su rete di ricerca. Grazie al machine learning e agli annunci adattabili il nostro lavoro si è molto semplificato.

In pratica si mettono tutte le parole chiave di una campagna in un unico gruppo di annunci. Poi si crea un annuncio adattabile con tutti gli angoli possibili sfruttando i 15 titoli e google farà il resto. Almeno in teoria.
Sicuramente questo approccio non andava bene qualche anno fa dove l’imperativo era segmentare tutto il possibile. Ma oggi Google è davvero in grado di far apparire il titolo giusto in base alla keyword che va in asta?
La risposta giusta è dipende, va analizzato il caso specifico. Personalmente credo che segmentare un minimo è ancora oggi la miglior soluzione. Certo non bisogna riprendere dal cassetto i famosi approcci skag ma è molto utile segmentare per poter poi creare annunci specifici e pertinenti.
A pensarla come me è anche il buon Brad Geddes che ha pubblicato sul suo blog un piccolo case study dove dimostra che un minimo di segmentazione aumenta ctr e conversion rate della campagna.
Questo non vuol dire però che bisogna segmentare in ogni caso. Ho diversi account con campagne con un unico gruppo di annunci, o al massimo due con quello dinamico. Ad esempio nel caso di volumi di ricerca molto limitati segmentare i dati potrebbe creare spezzettare l’apprendimento del machine learging. Oppure una volta scoperto l’angolo di attacco vincente, che si sposta bene con la gran parte delle ricerche degli utenti, conviene compattare.
Qui trovi il link all’articolo di Geddes che ti consiglio caldamente di leggere.
Buon raggruppamento o segmentazione.